ZUCCHERIFICIO
DI LEGNAGO
Tanks per melasse e sughi
Dopo Rieti e Savigliano (Cuneo), nasce nel 1897 lo zuccherificio di Legnago. “La fabbrica di Legnago, la più recente, la più grandiosa e perfetta che oggi già prospera”, così riportava la rivista l’Illustrazione Italiana nel suo numero del 1° gennaio 1899. Lo stabilimento divenne il polo industriale più importante del basso veronese e dell’intera industria saccarifera italiana, unitamente a quelli nati successivamente nel vicino territorio rodigino. L’artefice della costruzione era il Comm. Emilio Maraini, lo stesso dello stabilimento di Rieti, a cui viene all’unanimità riconosciuta la nascita dell’industria saccarifera in Italia. Il Maraini soggiornò a lungo a Legnago e partecipò attivamente alla vita sociale della città e per ben due volte fu eletto in questa circoscrizione Senatore del Regno. Lo stabilimento mutò poi nel tempo la proprietà: famiglia Piaggio di Genova prima e famiglia Montesi di Padova dopo, cognomi preminenti ed illustri nel panorama industriale saccarifero italiano. Mentre si svolgevano le consuete campagne bieticole, tra le due guerre mondiali si sperimentava anche un nuovo processo, ideato da Roberto Battistoni, tecnico saccarifero e, a Legnago, sostenuto dal Conte Dott. Malaguzzi Valeri, direttore dello stesso stabilimento. Processo che tendeva ad estrarre dai melassi, prodotto finale di scarto degli zuccherifici, ulteriori sciroppi zuccherini cristallizzabili. Dopo alcuni periodi di sperimentazione il nuovo processo, denominato “baritazione” passò all’industrializzazione a Legnago, che fu il primo ed unico stabilimento in Italia a praticare questa tecnologia. Inizialmente da circa gli anni trenta e fino gli anni cinquanta si svolsero due tipi di lavorazioni, sfalsate una dall’altra: quella classica bieticola, con produzioni di circa 25.000 qli/gg bietole lavorate e quella nuova. Mentre la prima durava il tempo del conferimento bietole, la seconda poteva durare molti mesi di seguito, a vantaggio dell’occupazione per il personale avventizio.
Nei primi anni cinquanta, dopo la ricostruzione degli impianti abbattuti dai bombardamenti, si abbandonò definitivamente la lavorazione classica a bietole per la nuova tecnologia. Da quel momento, dai passi carrabili dello stabilimento non entrarono più barbabietole stivate nei loro carri, ma melassi con autocisterne. Gli addetti impiegati in quel periodo sommano più di 600. persone, distribuite nei vari reparti.
Questo nuovo processo con la barite tendeva a far reagire tra loro il melasso e una miscela di idrossido di bario, per la separazione degli zuccheri dai non zuccheri. Rispetto uno zuccherificio tradizionale, completamente innovativo era il ciclo del bario, elemento molto costoso, che dopo la reazione occorreva poi ricuperare e rigenerare per via elettro-termica per essere riutilizzato. Richiedeva anche notevoli impianti per il recupero delle polveri liberatisi nelle varie fasi di lavorazione del bario. Le energie in gioco erano molto alte, da quella elettrica a quella termica.
La lavorazione di questi zuccheri, sottratti al melasso, abbisognava comunque della maggior parte degli avanzati e produttivi impianti tradizionali già presenti o implementati. La “baritazione” fu considerata una fucina di nuove esperienze che promuove lo stabilimento nell’immaginario degli addetti a “Università degli zuccheri”. Passarono da Legnago il fior fiore dei tecnici, valenti chimici, studiosi poi passati alla storia dell’industria saccarifera.
Gli operai ed i tecnici specializzati di Legnago vengono inviati in trasferta presso altri stabilimenti societari per le loro competenze acquisite e si consoliderà la loro fama di eccellenti operatori. La drastica riduzione delle quote di zucchero da produrre in Italia e la fine del protezionismo statale dopo l’ingresso dell’Italia nel mercato comune europeo, metterà, pian piano, in grave crisi tutto il settore saccarifero, e anche lo stabilimento legnaghese ne fu fortemente investito. All’inizio degli anni settanta la “baritazione” è resa anche meno vantaggiosa dall’impoverimento degli stessi melassi a fronte di nuove tecnologie messe in atto dagli stabilimenti di provenienza. Così lo storico stabilimento, pur in presenza di eccellenti e produttivi impianti di raffinazione zuccheri, dismise le lavorazioni, salvo qualche raffinazione di zuccheri greggi provenienti da Cuba. Lo zuccherificio venne, infine, adibito per qualche anno ancora a deposito di zuccheri raffinati provenienti da altri stabilimenti societari e confezionamento degli stessi.
Cesare Leoni
Demolizione corpo principale stabilimento.